Scheda Tecnica Cinema
Cabina di proiezione
Proiettore Cinemeccanica VICTORIA 9 35 mm acquistato nel 2003 dotato di masking manuale a due posizioni panoramico e cinemascope, utilizzato unicamente per la proiezione di Film non disponibili su supporto digitale
La cabina e’ dotata di un banco per il montaggio dei film con avvolgitore automatico
Proiezione digitale
- Proiettore digitale NEC 2000
- Audio DolbY Surround
Perché il passaggio al digitale?
L’avvento del cinema digitale è una vera e propria rivoluzione, perché dopo cento anni di storia il cinema abbandona il suo elemento base e il suo simbolo: la pellicola.In realtà il passaggio è quasi obbligato, in quanto dal 2013 nessuna casa distributrice proporrà più film su supporto analogico. Gli alti costi di stampa e distribuzione della celluloide hanno spinto le major americane in primis, poi tutti gli altri, ad evolversi verso una digitalizzazione globale del film, dalla ripresa alla proiezione.
Principi di funzionamento:
Per D-Cinema, o Cinema Digitale, si intende una serie di standard che hanno lo scopo di poter proiettare contenuto digitale. Questi standard tengono conto di risoluzione, luminosità, contrasto e colorimetria dell’immagine in modo da avere come resa finale esattamente quello che il regista del film aveva in mente. Il risultato finale è un sistema fatto da un server e un proiettore digitale.
Il film arriva al cinema su hard disk o via satellite, in un file compresso e criptato detto DCP (Digital Cinema Package, composto da un file in formato proprietario chiamato “jpeg2000”).
Il DCP viene caricato (in termine tecnico “ingestato”, dall’inglese “to ingest”: ingerire, assimilare) sul server di sala: questo è un computer in grado di immagazzinare il film, con una capienza di oltre 3 TB, quindi più di 300 volte maggiore rispetto ad un normale DVD domestico. Essendo criptato, il DCP viene attivato mediante il caricamento di una chiave software, la KDM (Key Delivery Message), che si occupa di sbloccare il film su quella macchina (nel cinema digitale la sicurezza è tutto!). A questo punto si procede alla creazione di una playlist in cui vengono ordinati i vari contenuti da trasmettere, tramite TMS Dolby (Theatre Management System).
Il segnale video viene inviato al proiettore digitale. L’immagine viene composta sullo schermo mediante tre chip chiamati DMD (Digital Micromirror Device), ognuno per ogni colore base dell’immagine, prodotti dalla Texas Instruments. Il formato di proiezione è di 2048×1080 pixel (denominato D-Cinema 2k).
Ogni chip è costituito da più di 2,2 milioni di microspecchi (ogni microspecchio è grande più o meno un quarto della sezione di un capello umano), ognuno in grado di oscillare e creare l’immagine sullo schermo. La sorgente luminosa è una lampada allo xenon ospitata all’interno di uno specchio dicroico (analogamente ai sistemi a 35 mm) che converge la sua luce su un sistema di prismi. I prismi suddividono la luce bianca della lampada (la temperatura colore è prossima a quella della luce solare in una giornata serena) nei tre colori fondamentali, ovvero Rosso, Blu e Verde. I tre fasci di luce vengono quindi indirizzati al rispettivo DMD il quale, a seconda della frequenza di oscillazione dei microspecchi, crea congiuntamente agli altri 2 chip ogni singolo pixel proiettandolo attraverso l’obiettivo sullo schermo.
Per raffreddare il sistema, viste le alte temperature provocate dai fasci di luce, vi è un sistema di aereazione per la lampada e un sistema di raffreddamento a liquido per i chip DMD.
D-Cinema: cosa cambia rispetto alla pellicola?
La pellicola cinematografica 35 mm, usata da sempre per il cinema in sala, non vede tanto i suoi limiti nella definizione teorica pura e semplice dell’immagine, quanto nella sua delicatezza e nella possibilità di ospitare i dati sonori negli spazi liberi dall’immagine. In realtà i moderni processi di stampa della pellicola 35 mm rendono la qualità finale ben lontana dalla capacità reale della pellicola, mentre il D-Cinema offre allo spettatore il film esattamente come previsto dal regista in fase di creazione. Ecco quindi che una proiezione D-Cinema sarà prima di tutto di una stabilità perfetta (non vi sono organi meccanici in movimento come per un proiettore 35 mm), una colorimetria esattamente corrispondente a quella voluta in ripresa del film e, in secondo luogo, avrà un suono puro perché questo è una traccia audio non compressa a 6 canali digitali: il massimo della dinamica possibile.